
Ho unito 8 anni di studio del processo di aiuto…
In questi giorni si respira aria di programmazione.
Inizia un nuovo anno e c’è voglia di lasciare i vecchi problemi nel passato i problemi del 2018 e cominciare finalmente a procurarsene magari di nuovi ma freschi, figli delle esperienze e dei risultati ottenuti.
Di scale e soffitti
Ora, dando per scontato che fare dei “buoni propositi” è utile quanto mangiare l’ananas per non ingrassare dopo il cenone di capodanno, vorrei parlare di obiettivi, risultati e cambi di mentalità.
Ottenere dei risultati significa acquisire una nuova capacità o uno strumento utile oppure perderne di dannosi.
Ad esempio, se nell’anno passato ci siamo imposti l’obiettivo di guadagnare di più ed il nostro libro contabile ci dice che ce l’abbiamo fatta, è un risultato. Lo è anche aver perso l’abitudine di fumare o di mangiare ogni volta che ci sentiamo soli (freelancers con ufficio in casa, sto guardando voi).
Prima di introdurre qualcosa di più utile e duraturo dei risultati, come in ogni storia che si rispetti, devo introdurre un elemento di disturbo: il soffitto di vetro.
Se non l’aveste mai sentito nominare, Google ci viene in aiuto: è “una metafora che indica una situazione in cui l’avanzamento di carriera di una persona in una qualsiasi organizzazione lavorativa o sociale, o il raggiungimento della parità di diritti, viene impedito per discriminazioni, prevalentemente di carattere razziale o sessuale, che si frappongono come barriere insormontabili anche se apparentemente invisibili”. Grazie Wikipedia.
In Italia, il piacere di incappare in questa metafora non poi tanto metaforica, visto che ci sbattono la testa un giorno sì e uno no, ce l’hanno soprattutto le donne.
Il soffitto di vetro fa sì che gli obiettivi che una donna può porsi per fare carriera in un mondo dominato dall’influsso maschile siano limitati a quel tanto che le viene concesso.
Poi sbatte nel vetro, come un piccione. Non diamo la colpa agli uomini, perché siamo soprattutto noi che abbiamo scelto spesso la via più breve – quella di imitarli invece di conoscere meglio noi stesse e le nostre peculiarità.
Evitare di uniformarsi
Storici, politici e sociologi continuano a cercare soluzioni, e io nel mio piccolo non mi permetto di giudicarle. Rimane il fatto che, metti per inapplicabilità di questi rimedi o per la poca cura nell’attuarle da parte dei governi che si sono succeduti, ancora questo soffitto c’è e spesso ci tocca pure lucidarlo.
Premettendo che nessun maschio è stato messo in pericolo nella stesura di questo articolo e che il mio desiderio primario è quello di una pacifica convivenza, vorrei offrire alle donne un suggerimento più umile ma utilizzabile nell’immediato: smettete di provare ad essere uomini.
È la storia del pesce che viene giudicato insieme alla scimmia sull’arrampicata: non può vincere. E se è vero che le nostre capacità non sono affatto inferiori a quelle maschili, lo è altrettanto che non sono le stesse.
Non solo, ma snaturando la nostra parte femminile, ci sottoponiamo ad uno stress che va oltre il campo lavorativo, mutilando le nostre relazioni e il modo in cui pensiamo a noi stesse, giudicandoci perché non riusciamo a competere a colpi di testosterone.
A ognun* le proprie armi
Ed ecco il cambio di mentalità: Donne, il testosterone ci fa venire i baffi. Suggerisco che iniziamo ad usare i nostri punti di forza nel lavoro e nella vita, e non ci saranno più soffitti che tengano. Vi parlo di quelle caratteristiche che credo vengano più trascurate o mal interpretate. Qualche esempio?
La percezione aumentata
È vero, fare troppe cose insieme è come asfaltare la via per il burn-out. Ma per una donna “percepire” il mondo a 360 gradi è uno stato naturale delle cose. Questa caratteristica ci porta a capire molte cose prima dei nostri amici maschi, ed allora perché non usarla? Impariamo a mettere per iscritto le nostre osservazioni sul mondo e ad usarle in modo produttivo, anticipando trend e coltivando le innovazioni, invece di relegarle nel cassetto delle “cose che la gente non capisce”.
La vulnerabilità
Prima che accendiate le torce, vi ricordo che essere vulnerabili non è sinonimo di debolezza, anzi. Essere aperte ai rischi richiede un grande coraggio, ed è per questo che oggi molte donne preferiscono un approccio maschile, urlando dentro di sé “non fa male!” in stile Rocky Balboa e sopportando tutti gli ostacoli che si parano davanti convinte di arrivare in cima. Ed in cima cosa c’è? Il soffitto di vetro, baby.
La forza
Siamo strutturate per combattere per le cose importanti. Nel mondo animale, una femmina con i cuccioli è sempre più pericolosa, che sia una gatta di due chili o un’orsa di seicento. La nostra forza sta nell’individuare un obiettivo che ci dia di più di una soddisfazione materiale. Impariamo a trovare il vero senso di quello che facciamo (e se non riusciamo a trovarlo, facciamoci delle domande), così da poterci lavorare con un’energia vera che non ammette ostacoli.
Perché osare è un mestiere da Donne. Con l’aiuto di queste tre competenze fondamentali che ogni donna ha dentro sé, abbiamo la possibilità di crearci un ambiente redditizio e soddisfacente, a nostra immagine e somiglianza.
Insomma, permettiamoci di pensare fuori dagli schemi.
Cosa ne pensi?

Ho unito 8 anni di studio del processo di aiuto con una passione smodata per le soluzioni. Il Coaching ha legato il tutto, facendo nascere un metodo incentrato sulle fondamenta di tutto quello che siamo e che facciamo: identità e bisogno di evolverci in linea con essa. Lavoro con le Donne per aiutarle a sbloccarsi in modo creativo e trasformare i loro grandi sogni in obiettivi, rimuovendo gli strati di scuse e pensieri limitanti che hanno accumulato negli anni e che hanno soffocato il loro processo di crescita personale. Sono un po' matta e questa è la forza che mi porta a vedere i limiti come sfide, i nemici come opportunità e le difficoltà come prove del fatto che sto migliorando. Se saremo fortunati, riuscirò ad attaccare un po' di pazzia anche a voi.