
Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia,…
Per chi ha figli la macchina è una benedizione. Quasi sempre anche i più indomabili si addormentano a furia di curve. Quando il mio primo figlio aveva pochi mesi questa era la strategia principale ed anche l’unica che funzionasse. Allungavamo la strada di casa prendendo tutte le anti-scorciatoie e barattavamo un po’ di tempo e benzina solo per poterlo prendere in braccio e metterlo a letto evitando ore di danza e cantilene stonate. Con la bimba le cose sono andate decisamente meglio.
Ma la cosa interessante è un’altra, quando iniziano a crescere e mettere su peso ed in macchina inizi a fare di tutto perché non si addormentano.
L’altra sera tornando da un viaggio piuttosto lungo non ci sono riuscito, la bimba è crollata dopo pochi minuti.
A quel punto non c’è molto da fare se non prenderla in braccio con lei che ti mette le braccia al collo facendoti iniziare a pensare che forse è sveglia ma instillando anche quella sensazione che tocca comunque a te risparmiarle la strada e le scale per tornare a casa.
Saranno stati una cinquantina di metri ed un centinaio di gradini ma sono stati duri. E preziosi. Mi hanno fatto pensare che in fondo si tratta di tutto ciò che facciamo, della nostra vita, della nostra carriera, di scelte.
Di pesi. Di scegliere il peso che intendiamo trasportare durante il viaggio.
Pesi e velocità
La parola peso forse porta in inganno, non è una cosa sempre negativa. In realtà anche se andare con lo zaino vuoto ti permette di andare più veloce, questo non significa che sia buono. E divertente. Non c’è nulla di entusiasmante nel conquistare qualcosa e non poterlo festeggiare. Nell’avere soldi e non volersi comprare realmente nulla. Nell’essere pagati (salario) e non avere voglia di alzarsi dal letto la mattina.
Il peso “buono” può essere uno scopo (faccio questa fatica per) o la responsabilità di una famiglia. Ma senza uno scopo e una responsabilità il viaggio è quasi sempre triste e sciocco.
Stai andando… ma perché stai andando?
Altro vantaggio è che quando il tuo peso è uno scopo o qualcosa di buono, accetti molto meglio che qualcuno ti stia sorpassando. Anzi, non te ne può fregare niente.
La fatica e i pesi cattivi
Se portare tua figlia in braccio è una delle fatiche più dolci, ci sono invece casi nei quali porti semplicemente enormi sacchi di immondizia.
E te li porti dietro. Nel tuo lavoro, nelle scale della vita.
E la cosa più triste è che nessuno ti ha obbligato realmente a farlo.
Inizi a dare la colpa a tutto, a tutti. Alla sfortuna, alle situazioni, al passato, agli altri che sono cattivi, insensibili e poco altruisti.
Inizia a roteare con il dito indice per accusare tutti tranne quel tizio che sta davvero incidendo: tu.
Scegliere il peso che intendi trasportare
La vita è un viaggio ma mente chi dice che sia un viaggio semplice, comodo, senza intoppi e strade dissestate.
È un viaggio invece con salite e tratti da fare obbligatoriamente a piedi. Scale e gradini che a volte sono tanto alti da farti bruciare le rotule e farti mancare il fiato.
Ma a chi importa?
Se la fatica è perché hai tua figlia in braccio che ti stringe forte fa niente. È entusiasmante, bello, buono e giusto così. E non vorresti cambiare la tua situazione con niente.
Se invece hai la pattumiera gigante che ti trascini attaccata al collo… allora hai ragione, fa schifo.
Ma la cosa che alla fine conta davvero è sapere che la scelta è sempre tua, nostra.
Perché le braccia di una bimba intorno al collo possono anche rallentarti e farti sudare ma non è mai stato questo il problema.
Il problema è quella spazzatura che ti porti dietro…
“Per cosa vivo e per cosa sto morendo sono la stessa domanda.” Margaret Atwood
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Scrittore semplice | Co-Founder Purple&People | Papà di Nicolò, Giorgia, Quattro (Schnauzer) e Pixel in crisi (libro) Aiuto le persone a trovare-raccontare-vivere il proprio scopo. Qualcuno parlerebbe di Personal Branding ma preferisco dire “Posizionamento personale”. (Perché non riguarda affatto solo il tuo lavoro e perché l’obiettivo è vivere pienamente e non essere scelti da uno scaffale.)