
Padre di Violante e marito di Tania. Divido la mia…
Più di un anno fa parlavo di come WhatsApp fosse ancora in grado di emozionare e di come la tecnologia sia capace di dare una grossa mano laddove la presenza fisica venga a mancare. Scrivevo di quanto un semplice programma come, appunto, WhatsApp abbia aiutato me e la mia famiglia ad entrare in contatto velocemente in una situazione particolare. In tempo di Covid-19 lo stesso discorso vale per università e FAD, o formazione a distanza.
Il carico del digitale in epoca Covid-19
Quando scrissi l’articolo su WhatsApp non potevo immaginare cosa sarebbe accaduto a distanza di pochi mesi, quando tutta la tecnologia avrebbe dovuto farsi carico di una enorme mole di contatti, chiamate, videochiamate, lezioni, riunioni e collaborazioni in epoca Covid-19.
Tutto questo senza considerare ciò che dovrà affrontare nei mesi a venire, grazie ad una digitalizzazione più imponente dei servizi e, si spera, di un incremento dello smart working nei settori che lo permettono.
Come tante aziende ed istituti scolastici, anche l’Università italiana ha dovuto procedere con il drastico passaggio alle lezioni online, a cui si sono aggiunti esami e sedute di laurea su Google Meet.
Su questo fattore digitale l’università di Ferrara – a cui faccio riferimento – ha svolto un lavoro veramente ottimo.
Università e GMeet
In quanto studente ho dovuto, come i colleghi e le colleghe di Ateneo, affrontare diversi esami tramite la piattaforma Google Meet, comprese la discussione della tesi e la seduta di laurea.
Ci sono state differenze tra un esame in presenza, con il/la docente davanti, e la nuova modalità di fronte al monitor del mio Mac?
No, assolutamente nulla, nessun cambiamento, nessuna perdita di emozioni. Si sono presentati il brivido, la tensione, e tutti i tipici sentimenti pre-esame.
Ad alcuni l’idea di parlare davanti ad un monitor piuttosto che affrontare a viso aperto la professoressa potrebbe sembrare una grossa perdita di spessore. A mio avviso, invece, l’intensità dell’esperienza è rimasta immutata.
Prima della discussione della tesi mi sono vestito come l’evento meritava e mi sono seduto sulla mia sedia, aspettando il collegamento con una certa tensione.
Iniziata la discussione ho parlato e ho risposto alle domande della relatrice e del controrelatore proprio come se fossero davanti a me. Finita la discussione ero sudato ed emozionato, consapevole di aver finito il mio percorso universitario.
Il giorno della seduta di laurea mi sono preparato per il mio ultimo collegamento da studente aspettando (indovina un po’) il solito collegamento con Meet.
Insieme a me, altre ragazze e ragazzi attendevano il loro magico turno, con parenti e amici chiaramente visibili alle loro spalle dal monitor del pc. Al momento della nomina si sentiva l’urlo di gioia di tutte le persone attorno.
Ho visto lacrime e mani alzate a festeggiare, ognuno a casa sua. Il fattore Meet non ha minimamente intaccato la nostra voglia di concludere questo percorso per intraprendere altre strade nella vita.
La tecnologia come alleata
Considerato tutto quello che abbiamo passato e quello che dovrà venire, sono convinto che non abbia più importanza come si affrontano i colloqui, come vengono gestiti gli esami e le sessioni di laurea. Il fulcro dell’esperienza è come la viviamo noi, a prescindere dagli strumenti che usiamo.
Se rimaniamo ancorati all’idea della presenza fisica, anche i nostri tempi d’evoluzione rimarranno fermi, senza contare su quanto in realtà possiamo fare grazie allo sviluppo della tecnologia, anche nel campo della formazione a distanza.
Ed è proprio questo il problema: siamo sempre pronti a criticare questa digitalizzazione, eppure proviamo ad immaginare come sarebbe stato il nostro lockdown se non fosse esistita.
Dimentichiamoci le videochiamate diventate a noi tanto care, scordiamoci musica in streaming, Netflix, Disney+, e le notizie in tempo reale che, diciamocelo, sono stati un ottimo passatempo.
Per concludere: questa formazione a distanza ha permesso a tanti studenti e studentesse di laurearsi e rendersi attivi nel nuovo mondo. Proviamo allora a capire come adottarla in maniera produttiva anche in altri campi, abituandoci all’idea che, senza tecnologia, tutto sarebbe estremamente più limitato.
Cosa ne pensi?

Padre di Violante e marito di Tania. Divido la mia vita tra l’insegnamento di informatica e lo studio universitario. Amo follemente la tecnologia di cui ne seguo quotidianamente le nuove uscite, le novità ma sopratutto l’impatto che questa ha nella società. Non mi parlate di motori e gioco del pallone, vi guarderei senza capire una virgola del vostro discorso. Infine mi piace fotografare il caffè, in tutte le sue versioni e situazioni, oltre che a berlo ovviamente.