Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere…
Accade a molti, prima o poi, di guardarsi allo specchio e domandarsi “E se questa vita non fosse la vita migliore che potrei vivere?”.
È una domanda tipica dei compleanni tondi: cambiare vita a 40 anni, cambiare vita a 50 anni…
La maggior parte delle persone ci sorride sopra e va oltre.
Una piccola parte, invece, prende la domanda sul serio e comincia a riflettere. Tante sono le ipotesi che vengono a galla. Vite più eroiche o vite più umili, vite più coraggiose o vite più tranquille.
Poi arriva il “buon senso” e una frase che suona più o meno così “Cambiare è una cosa per ricchi!”. Ricchi di soldi pensano i più, ma forse è un’altra la ricchezza che serve per cambiare vita: ricchi di possibilità di scelta.
Avere il coraggio di cambiare vita
Le storie di coloro che sono riusciti a cambiare vita senza soldi o con un investimento minimo sono le storie più lette, più ascoltate e più viste della rete. Questo dovrebbe dimostrare che cambiare vita senza soldi è possibile. Figuriamoci quindi per uno che un po’ di soldi li ha, dovrebbe essere addirittura semplice. Eppure non è così!
Casalinghe che diventano imprenditrici o imprenditrici che diventano casalinghe. Imprenditori che diventano dipendenti o dipendenti che diventano imprenditori. I cambiamenti di cui si legge sono a volte “diametrali”: da un opposto all’altro (leggete il libro di Chris Guillebeau se volete farvi un’idea). Quello che più colpisce di queste storie di cambiamento è che sono storie in cui con un investimento minimo o nullo le persone sono passate da una condizione in cui subivano gli eventi della vita ad una in cui costruiscono e gestiscono la loro storia.
Lasciare il lavoro e cambiare vita è possibile
Ma se non è una questione di soldi, che cosa è che fa la differenza?
A volte ho l’impressione che il punto decisivo sfugga persino ai protagonisti. Quello che emerge leggendo i loro racconti è che più o meno tutti hanno ricalcato quanto magistralmente riassunto da Francesco d’Assisi “Cominciate col fare il necessario, poi ciò che è possibile e all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.
Chi ha avuto la forza di cambiare vita senza soldi ha fatto proprio così: ha fatto ciò che era necessario, poi ciò che era possibile e infine si è ritrovato a fare l’impossibile. Tutto molto semplice, se non fosse che riconoscere ciò che è necessario e farlo non è nei fatti così naturale.
Appena le persone hanno un po’ di soldi, un po’ di sicurezza, sono subito attratte dall’impossibile e finiscono per arrendersi. Chi non ha soldi in tasca si occupa innanzitutto di respirare e si rende conto di essere capace. Chi ne ha si occupa di obiettivi ambiziosi e finisce per non riuscire mai nei suoi intenti e sentirsi, così, un perfetto incapace.
Questo spiegherebbe come mai i più “pazzi” tra coloro che sono riusciti a cambiare vita senza soldi si sono volontariamente liberati di quel piccolo gruzzoletto che avevano messo da parte, per potersi riappropriare della capacità di riconoscere ciò che è necessario.
Reiventarsi la vita… ma con metodo!
La domanda a questo punto sorge spontanea: cambiare vita è appannaggio solo di chi non ha più nulla e di chi si priva di tutto volontariamente oppure è possibile anche per chi ha qualche soldo?
Studiando l’antica e modernissima arte del cambiamento, la risposta a questa domanda emerge chiaramente: cambiare vita senza soldi ossia senza spendere è possibile. La condizione necessaria per il cambiamento infatti non sono i soldi, ma la strategia.
E la strategia di chi ha cambiato vita senza soldi o con i soldi è ben descritta dalle parole del filosofo Karl Popper, che disse:
- Si inciampa nei problemi
- Si fa l’elenco di tutto ciò che si è fatto nel tentativo di risolverli, ma non ha funzionato
- Si cerca un’altra possibile soluzione
- La si mette in pratica e se ne misurano gli effetti
- Se non funziona si aggiusta il tiro o si cerca un’altra possibile soluzione
Ripensando alle persone che hanno cambiato la propria vita, in effetti emerge sempre che:
- Hanno preso atto della propria situazione (il problema)
- Hanno riconosciuto tutti i tentativi che avevano messo in atto per risollevare le proprie sorti con le migliori intenzioni, ma senza buon esito (le tentate soluzioni) e si sono detti “Se continuo così non riuscirò mai”
- Si sono guardati in faccia, si sono guardati attorno e hanno osservato quello che potevano fare da subito per risolvere il loro problema. Lo hanno fatto e hanno misurato gli effetti (primo piccolo passo).
- Quando ha funzionato, hanno continuato lungo quella strada. Quando non ha funzionato, hanno cambiato tattica di nuovo e di nuovo e di nuovo, fino a quando i risultati hanno cominciato ad arrivare (aggiustare il tiro progressivamente).
Nella mia esperienza tutto questo può funzionare sia per chi ha soldi, sia per chi non ne ha. Questi ultimi devono semplicemente decuplicare il rigore con cui seguono la strategia.
Il fatto di disporre di un po’ di soldi infatti tende a far perdere lucidità, rassicura. Chi ha un po’ di soldi non è obbligato a cambiare, in fondo potrebbe anche andare avanti così. Tuttavia, questa è una considerazione che ben conosciamo dal momento che spesso il cambiamento più importante è quello che si realizza quando “Piuttosto che desiderare avere il massimo, ci si impegna a trarre il massimo da ciò che si ha”.
Per approfondire l’argomento, puoi dare un’occhiata a questo libricino:
Problem Solving Strategico da Tasca.
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Lavoro come medico, agopuntore e psicoterapeuta. Scrivo di salute, benessere e coltivazione di sé. Mi impegno nell'offrire strumenti di riflessione e azione quotidiana, affinché ciascuno possa essere un po' più protagonista della propria vita anche quando si parla di salute. Credo in una medicina che funziona perché è fatta da medici che si prendono cura di tutti e di ciascuno al tempo stesso.