
Narratrice ~ Ghostwriter Scrivo per capire. Scrivo per ricordare. La…
Osservavo Open che osservava una lumaca. E, non so bene come, mi è venuto in mente quel racconto che Davide Foster Wallace narrò ai futuri laureandi.
Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “com’è l’acqua?”.
I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’ e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “cosa diavolo è l’acqua?”.
Cosa c’entra una lumaca con dei pesci?
C’entra il fatto che la lumaca ha compreso che nella vita nulla mai è ovvio e scontato. Quello che i pesci per contro non hanno ancora compreso.
Viviamo nell’epoca della velocità, della tecnologia, dell’ultima moda da seguire, del tutto e subito, del crescere a tutti i costi, del volere sempre di più. Una necessità così impellente che senza non sappiamo stare, o così ci pare. Come se camminare con il proprio passo, non vada assolutamente bene.
E così si corre, oggi, domani, dopodomani. E si corre per arrivare da qualche parte. E si corre per essere come la maggioranza, per essere integrati.
Ma se qualcuno ci chiedesse “cosa è l’acqua?”, probabilmente non sapremmo rispondere. Non perché non conosciamo l’acqua, ma perché non ci siamo mai presi la briga di chiedercelo.
Che poi è quello che cerchiamo in fondo, alla fine del gran correre. Chiedersi cosa è la vita, la nostra almeno. E rispondere è possibile solo se durante il percorso ci siamo presi tempo e spazio per dare importanza a quello che sembra troppo scontato ed ovvio.
Charles Juliet direbbe che “bisognerebbe compiere ogni azione, anche e soprattutto le più comuni, aprire una porta, scrivere una lettera, tendere la mano, con la maggior cura possibile e con estrema attenzione, come se da questi gesti dipendessero i destini del mondo e il corso delle stelle, e del resto è vero che il destino de mondo e il corso delle stelle dipendono dalle nostre azioni”.
Tornando alla lumaca…
“La lumaca, come l’Occidente nel 700, ha sposato la ragione, geometrica in questo caso: per costuire la sua casa essa usa una progressione geometrica multipla e per ogni giro di conchiglia che costruisce, quella successiva è sempre di una grandezza multipla di quella precedente…ma ad un certo punto accade qualcosa.
La lumaca si ferma.
Dopo il quarto giro la lumaca, saggia, si ferma perchè per costruire la quinta volta dovrebbe costruirla di 18 unità di più della prima.
La lumaca non potrebbe farla così enorme, quindi, arrivata a questo punto, la lumaca torna indietro facendo delle costruzioni decrescenti atte al consolidamento della sua casa più che alla crescita smisurata”. (Serge Latouche)
Correre va bene. Va bene fino a che ne abbiamo voglia noi, non gli altri. Ma arriva per forza un punto in cui dovremmo essere un po’ come la lumaca saggia.
Imparare a costruire, non dare nulla per scontato, godersi il percorso, sapere quando è tempo di fermarsi, tornare indietro e rafforzare la nostra “casa”.
Insomma prendersi il tempo per rallentare e dare importanza agli affetti e a tutto ciò che facciamo, diciamo, ascoltiamo, vediamo, incontriamo, viviamo.
E questo, almeno credo, è il solo modo possibile per poter dare una risposta sensata al vecchio pesce.
Cosa ne pensi?

Narratrice ~ Ghostwriter Scrivo per capire. Scrivo per ricordare. La mia vita è scandita da tre parole, che sono molto più di semplici parole: carta, penna ed emozioni. E lungo il mio viaggiare non manco mai di prendere tutto ciò che incontro, anche sassi ed imprevisti all'occorrenza. Ogni domenica puoi leggere di me e sua maestà Open il gatto sulla rubrica "OpenZen" di purpletude.