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Ciliegi, primizie e fallimenti

Ciliegi, primizie e fallimenti

Ciliegio in fiore

Il 31 gennaio, il ciliegio nel giardino dietro casa era in fiore.
Sono sicuro di non essere stato l’unico a fotografarlo: non perché fosse particolarmente bello, ma per il carattere eccezionale di quella fioritura invernale.

A volte i progetti imprenditoriali sono come quel ciliegio: fioriscono in momenti inaspettati e attirano l’attenzione delle persone.

Ho lavorato, in uno di quei ciliegi.
Nel 1999 ero ancora studente all’Università di Ginevra e, per mantenermi, avevo trovato un’occupazione in una piccola “start-up”. Era tutto come nelle storie di successo che si raccontano su Forbes: eravamo giovanissimi, lavoravamo in un sottotetto (molto radical chic) e il nostro leader era un 19enne visionario con una fisicità un tantino stramba (se vi ricorda Mark Zuckerberg, bene, ma fate ancora più strambo).

Credo che il suo titolo di studio più alto fosse un apprendistato che non c’entrava nulla, genere di tipografo, e ricordo che non parlava una parola di inglese.
Ma nel 1998 aveva scritto nel suo business plan che il futuro dell’internet era nelle “costellazioni”.
Per questo aveva immaginato un prodotto (un sito, in realtà) che potesse dare degli strumenti di pubblicazione indipendenti alle persone, creando ognuno i propri contenuti e dando loro l’occasione di trovare altre persone interessate allo stesso argomento, per creare una “costellazione”.

Cambiate “costellazione” con “community” e vedrete che il ragazzo aveva visto lontano. Troppo, lontano.

Il nostro software (sviluppato su Oracle) era un Content Management System (CMS), che permetteva di pubblicare articoli, annunci e… informazioni e recensioni su locali e ristoranti. In pratica, avevamo inventato un mix tra Facebook, TripAdvisor e Joomla.

La vetta più alta della nostra fioritura arrivò quando Juan Villalonga, il CEO di Telefonica (la Telecom spagnola), posteggiò la sua Porsche sul marciapiede di rue Lamartine e salì le scale fino al nostro sottotetto. Ascoltò la nostra presentazione, ci strinse le mani calorosamente, ci disse che avevamo un goodwill di 10 milioni, bevve un caffè e si congedò.

Per il contesto: pochi mesi più tardi, Telefonica avrebbe acquistato il motore di ricerca Lycos per 12,5 miliardi di dollari.

Quindi diventammo tutti milionari?
Non proprio. Le persone non capivano il senso del nostro prodotto. Trovavano strano che avessimo un modulo per vendere dei prodotti su internet: chi mai avrebbe voluto comprare una crema per il viso extralusso sul web? Non c’era futuro per la vendita online…

Per finire, a fronte dei grandi investimenti che erano stati fatti nell’azienda, alla decima telefonata “ma voi fate siti web?“, rispondemmo di sì, e ci attrezzammo di conseguenza. Era questo che il mercato cercava ed era quello che poteva pagarci lo stipendio.

Nel 2001, il fondatore fu liquidato dagli azionisti, piuttosto in malo modo, ed io fui nominato responsabile del periodo di transizione. Toccò a me condurre la ditta per quei sei mesi necessari per uscire dai contratti e chiuderla – e, per inciso, fu così che feci la mia prima esperienza nelle risorse umane.

Ecco, IglooBase (si chiamava così) era un albero di ciliegio in fiore nel mese di gennaio.

Ha attirato l’attenzione, ma non ha resistito al ritorno del freddo. Il gelo ha sorpreso i suoi fiori già sbocciati, li ha soffocati e, alla fine, l’albero non ha più saputo dare frutti.

Ogni tanto penso al suo fondatore e lo ricordo come un genio incompreso: chissà che effetto gli farà vedere che tutte le sue intuizioni erano corrette ma che hanno fatto fare milioni ai ciliegi sbocciati nella giusta stagione, alcuni anni dopo.

Dal canto mio, se non altro, posso vantarmi di aver fatto fallire una ditta da 10 milioni di dollari prima dei miei 27 anni. Fa curriculum, pare.


Colonna sonora:
Ruppert Pupkin, Viens (2019)

Puoi scoprire tutta la playlist di Debarcadero
sul Canale YouTube di Purpletude.

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