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Brainstorming, Conference Call e ASAP ma senza Ascolto non si va da nessuna parte

Brainstorming, Conference Call e ASAP ma senza Ascolto non si va da nessuna parte

Nel lavoro cerchiamo sempre di avere ragione, di ottenere approvazione dagli altri per ciò che facciamo, per quello che proponiamo e per le idee espresse agli altri. È difficile metterci nei panni dell’altro e comprendere i no che riceviamo. Specialmente se siamo dotati di entusiasmo, buona dote e proattività nello svolgere il nostro lavoro.

E invece i no ci aiutano ad ascoltare le esigenze altrui e meditare i dinieghi ricevuti dagli altri per comprendere le ragioni oppure… ci fanno capire che l’altro non ci sta ascoltando a dovere. È un problema di ascolto o forse è il nostro porci in modo sbagliato, quello che non permette all’altro di capire il nostro punto di vista?

La prassi dell’ascolto è propria di una persona che riesce e sa gestire le relazioni: ascoltare l’altro è un atto di accoglienza. Accogliere le esigenze altrui, significa comprenderlo nel profondo e cercare di entrare in empatia e piena relazione con l’altro anche per questioni banali.

La nostra comunicazione però deve posizionare l’altra persona nella condizione di poter ascoltare ciò che abbiamo da dire. È un insieme di norme comunicative che tutti dovremmo utilizzare per riuscire a gestire la conversazione e favorire l’ascolto. È un saper ascoltare anche l’altro che deve ascoltarci. È un circolo vizioso che permette di convincere l’altro, ma non a livello autoritario, ma nella sua accezione più importante: cum-vincere, vincere insieme all’altro.

In una relazione positiva di ascolto non esiste una persona che vince sull’altra, ma entrambi producono un’azione di bene comune, che servirà a entrambi e all’azienda.

Non a caso l’ascolto è alla base del marketing e delle strategie di vendita. Solo se si ascolta il nostro pubblico di riferimento possiamo posizionare sul mercato il prodotto di successo, perché contiene tutte le caratteristiche necessarie ad essere accolto dai clienti.

Ascoltare è infatti alla base del processo di management di una situazione professionale o di un’azienda ed è valore determinante per il leader virtuoso. Un leader che ascolta i propri componenti del team li rende i primi protagonisti di una qualsiasi attività professionale e li motiva ad allenare entusiasmo e operosità.

Nei corsi di comunicazione ci ricordano sempre che solo l’ascolto può fare la differenza, perché talvolta il parlare rimane chiuso in se stesso, è il motivo per cui abbiamo due orecchie e una sola bocca ci dicono. Parlare meno e ascoltare di più, specialmente a lavoro.

L’approccio all’altro però deve restituire: non basta ascoltare e comprendere in empatia. Se ciò che abbiamo “sentito” non ottiene una risposta e non attiva una nuova comunicazione gratificante per chi ha parlato, serve a poco.

E l’ascoltare si porta con sé anche un grande valore terapeutico per chi ha forte bisogno di parlare e comunicarci insofferenze, rancori, problemi, impossibilità.

La comunicazione allora si rende curativa e ci dissolve la pesantezza del vivere, a lavoro come a casa:

«Avere qualcuno che ascolta è importante. Un essere umano non può tenersi dentro tutto. Quel che è accaduto va consegnato ad altri. Il passato, se rivelato, toglie peso, alleggerisce.» Mauro Corona

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