All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in…
Avete passato tre giorni a prepararvi per il colloquio, leggendo tutto l’archivio del mio blog (tra le varie cose). Avete dato il 100% di voi stessi e anche qualcosa di più, tanto che, uscendo dall’ufficio, avete provato per un attimo quel sentimento di soddisfazione che vi rende sicuri di avere tutte le carte in regole. Insomma: missione compiuta!
Non proprio: missione quasi compiuta.
Manca ancora qualcosa di importante che, come tutte le cose importanti, è oggetto di grandi discussioni: dovete ancora inviare un email di ringraziamento per il colloquio.
I punti essenziali
L’email è il canale di comunicazione privilegiato. L’unico, direi. I bigliettini scritti a mano mandateli solo se volete uscire a cena con il vostro selezionatore (e solo dopo che vi ha detto no per il posto).
Il messaggio va inviato entro 24 ore dall’incontro e a orari non sospetti: l’ideale è sul mezzogiorno o verso le 19 di sera.
In questo modo, non sembrate pazzi squilibrati che scrivono alle 3 del mattino e neanche lazzaroni opportunisti che usano il tempo di lavoro retribuito da un’altra azienda per mandare messaggi privati alla concorrenza.
Un esempio
Egregio signor Trombin Valente,
1. Banalità: siate formal-professionali
ci tengo a scriverle due righe per ringraziarla del tempo che mi ha dedicato oggi pomeriggio. Per quanto ci si possa sentire preparati, un colloquio è pur sempre un’occasione che può diventare stressante; per questo motivo, ho apprezzato particolarmente la sua capacità di creare un ambiente favorevole alla discussione, in cui mi sono sentito a mio agio e ben accolto.
2. Niente ringraziamenti qualunquisti: attirate l’attenzione del vostro interlocutore mettendo l’accento su un suo comportamento/una sua capacità che avete apprezzato
Le spiegazioni che mi ha fornito sui valori della vostra azienda e sulle principali responsabilità del Gestore Qualità mi hanno confermato l’impressione che avevo avuto leggendo il bando di concorso: la posizione rappresenta una bella opportunità e credo che il mio profilo corrisponda bene a quanto ricercate.
3. Richiamate il ruolo per il quale avete avuto il colloquio e cercate di creare un legame tra le sue responsabilità e il vostro profilo
Come ho avuto modo di spiegarle, alcune mansioni mi sono già familiari, in quanto presso la Clinica della Beata Innocenza mi occupo attualmente di tutte le segnalazioni dei pazienti e degli eventuali reclami.
4. Questa frase serve a ricollocarvi: è molto probabile che il selezionatore abbia incontrato più candidati, magari per posti molto diversi. Ricordategli qualche elemento del vostro percorso professionale.
Ho preso nota del fatto che intendete concludere il processo di selezione entro la fine del mese: rimango quindi nell’attesa di una comunicazione da parte sua e la ringrazio nuovamente per la sua disponibilità. Non esiti a contattarmi se dovesse necessitare qualche informazione supplementare.
5. Oltre a servire da chiusura, l’ultimo paragrafo inserisce un reminder nell’agenda mentale del selezionatore che cercherà di rispettare i tempi convenuti nel corso del colloquio.
Cordialmente,
6. È un messaggio elettronico, con l’obiettivo di comunicare quattro concetti: grazie, ho apprezzato il colloquio, penso di essere la persona giusta, spero che sceglierete me. Quindi niente espressioni ampollose e distinte.
Che ne dite? Il selezionatore dovrebbe rispondere? Voi cosa fareste? Qual è la vostra esperienza?
Cosa ne pensi?
All’età di tre anni ho deciso di diventare vegetariano; in seconda elementare, la maestra ha convocato i miei genitori perché “non era normale” che un bambino conoscesse tutti i nomi dei funghi in latino; a 13 anni ho amato per la prima volta senza sapere che non era amore; a 15 ho smesso di fare decathlon perché odiavo la competizione; ancora minorenne, sono stato processato da una corte marziale. A 20 anni mi sono sposato e a 23 ho divorziato; a 25 anni dirigevo una start-up che ho fatto fallire; a 29 ho avuto la meningite, sono morto ma non ho saputo restarlo. A 35 anni ho vissuto una relazione poliamorista e sono diventato padre di figli di altri. A 42 mi sono licenziato da un posto fisso, statale e ben pagato per fondare l’Agenzia per il Cambiamento Purple&People e la sua rivista Purpletude. A parte questo, ho 20 anni di esperienza nelle risorse umane, ho studiato a Ginevra, Singapore e Los Angeles, ho un master in comunicazione e uno in digital transformation e ho tenuto ruoli manageriali in varie aziende e in quattro lingue diverse: l’ONG svizzera, la multinazionale francese, le società americane quotate in borsa, la non-profit parastatale. Mi occupo soprattutto di comunicazione del cambiamento, di organizzazioni aziendali alternative e di gestione della diversità – e scrivo solo di cose che conosco, che ho implementato o che ho vissuto.