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Quattro modi di dire che rovinano la comunicazione

Quattro modi di dire che rovinano la comunicazione

La comunicazione oggi è fortemente minata ed orientata ad un unico argomento.

Facciamo un salto indietro e pensiamo a come era la comunicazione tra le persone qualche settimana fa, quando le nostre menti erano focalizzate su problemi più “leggeri”, meno soggetti ad un giustificato terrore.

Le frasi che rovinano la comunicazione

Eppure, anche in quelle lontane situazioni di apparente calma generale, ci sono stati (e resistono tuttora) quattro modi di dire che avevano la capacità di rovinare la comunicazione e, per quel che mi riguarda, l’atmosfera.

1. È fatto cosi

È fatto/a così, bisogna capirlo/a!”: questo modo di dire viene innocentemente accomunato alle marachelle di qualche bambino.

Non sempre è così, in quanto viene raccontato per giustificare le malefatte o il pessimo atteggiamento di una persona.

È la classica esclamazione di chi è completamente succube di un/una partner, parente o amico/a, che accetta in toto la sua superiorità psicologia e/o fisica senza possibilità e capacità di ribellione e di critica.

Spesso, quando viene proferita questa frase spesso, si nasconde una situazione ben più grave, a livello fisico ed emotivo.

Proprio per giustificare gli errori dell’altro/a si può cadere in un vortice veramente brutto: non dimentichiamo la dipendenza affettiva, di cui la rete è piena di articoli e testimonianze.

2. È sempre stato così

È sempre stato così e di certo non cambierà proprio adesso“: questo secondo modo di dire viene utilizzato per giustificare situazioni che nel corso del tempo non sono mai cambiate e nemmeno si ha l’intenzione cambiare.

Dimostra chiaramente un disinteresse nei confronti del presente e del futuro, nessun incentivo al cambiamento ma una semplice alzata di spalle per tornare nella propria zona di comfort, più comoda e senza futili pensieri.

3. Ma una volta era diverso

Le frasi precedenti possono essere unite alla frase “eh ma una volta era diverso“, che ha un effetto devastante: infatti viene distrutto il presente nella comunicazione, vanificando i sogni di un futuro che non sarà mai bello come il passato.

Per approfondire, avevo parlato di tradizione e generazioni anche nell’articolo “Muro contro muro: generazioni a confronto“.

4. Siamo abituati così

Siamo abituati/e così“: questa frase si differenzia dalla precedente che, in un certo senso, poteva far intendere una qualche speranza di cambiamento, mentre in questo caso la conversazione non ha motivo di continuare, chiuso, stop.

L’abitudine tante volte porta a mantenere viva la tradizione, ed è più importante del pensiero, della vita ora e del sano senso critico che ognuno di noi ha il diritto di avere.

Stereotipi

Questi quattro modi di dire si accomunano per la tipica caratteristica di alimentare le differenze culturali e gli stereotipi.

Ad esempio: un report dell’Istat (2011) sugli stereotipi e discrimazioni afferma che il 66,9% delle persone sopra i 34 anni è d’accordo sul fatto che debba essere l’uomo a provvedere alle necessità economiche della famiglia, mentre al di sotto di tale età troviamo il 43,3%.

Il tipico stereotipo del dopoguerra, fedelmente ripreso tuttora dagli spot televisivi, dove l’uomo lavora e la donna bada alla casa e alla prole.

A proposito di pubblicità, vedremo mai nelle nostre televisioni spot simili a quello delle salse Heinz?

Insomma, i tempi stanno cambiando velocemente, le ultime vicende hanno completamente ribaltato il nostro modo di pensare e di vivere: facciamo in modo che anche la comunicazione abbia una svolta attiva, si liberi dai vecchi paradigmi e si apra al sano confronto.

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Panic Station, Muse.

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